Raffaella Colombo

L’inutile lotta per l’osso dell’oppressione

Via Festa del Perdono 7

J. Henry Fair, dalla serie Industrial Scars (2016)

Abstract

Il recente dibattito sulla legge contro l’omotransfobia ha riattivato profonde divisioni all’interno dell’eterogeneo movimento femminista a partire dal ruolo da assegnare alla differenza donna-uomo e ai pericoli insiti nel dissolvimento di tale differenza dietro il (semplice?) richiamo all’identità di genere, lasciando riemergere con prepotenza il feticcio del sesso biologico e la retorica delle “differenze naturali” da preservare e valorizzare. Ma l’appello al corpo e al sesso biologici, ben lontano dal riconoscere la specificità di ciascun corpo, non soltanto sembra ricondurre dentro la palude di sterili e infondati essenzialismi ma appare segnato dalla volontà di mantenere una posizione di privilegio nell’oppressione. Un narcisismo triste, si potrebbe dire, che sarà indagato in relazione ad altre forme di esclusione di oppressi da parte di oppressi.

Bio


Raffaella Colombo è dottoressa di ricerca presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi dal titolo Leo Strauss e la retorica del ritorno. I suoi interessi riguardano principalmente la filosofia politica e morale. Si è occupata della teoria mimetica di René Girard e ha recentemente pubblicato un saggio dal titolo Will and Sacrifice: Victimary Representations in Ibsen’s Rosmersholm per la rivista di studi girardiani Contagion. Collabora con le cattedre di Storia della filosofia morale e di Estetica dell’Università degli Studi di Milano ed è membro dal 2008 della redazione di Itinera.