Rachele Borghi

Hacking academy

Corpi dissidenti, corpi resistenti per una decolonializzazione del sapere

Maria Caletti, Senza titolo (dettaglio), 2020

Abstract

In questo incontro parlerò di tentativi e di piste. Di tentativi, risultato dell’aver incassato la critica decoloniale prima e aver tentato di rispondere alle sue proposte dopo. Di piste, quelle che non sono strade tracciate e neanche sentieri, quelle che vedi che ci sono e allora provi a percorrerle ma non sai bene dove ti portino. Scrive Ramón Grosfoguel (2016), uno dei principali intellettuali della decolonialità, attivo nei movimenti sociali decoloniali: “Conoscenza coloniale e potere coloniale sono legati. Accettare la critica decoloniale implica una rimessa in questione radicale che gli intellettuali francesi non hanno nessuna voglia di fare […]”. Io sto provando a farlo nella mia vita, come persona, come docente, come militante. Sto provando a farlo impegnandomi a diversi livelli, dalla sfera individuale a quella collettiva delle reti di persone e dei movimenti. Sto provando a farlo interrogandomi sui margini di manovra, sulle pratiche individuali, su quelle collettive, sulle micro-politiche, sui macro-sistemi. Sto provando a far- lo cercando di combattere il senso di vertigine che mi viene quando penso a me nel sistema-mondo, quando capisco che le ingiustizie sono troppo grandi per essere eliminate, che il mondo in cui vivo non è il migliore dei mondi possibili e che non lo sarà mai e che probabilmente questi altri mondi possibilmente migliori non sostituiranno mai il mondo dominante. Cosa fare? Paralisi e frustrazione. Oppure. A partire dal mio posizionamento di femminista bianca universitaria, propongo di addentrarci nel territorio dell’oppure e rispondere alle proposte che il pensiero decoloniale pone.

Bio

Rachele Borghi è professora di Geografia all’Università Sorbona di Parigi, geografa queer, pornosecchiona transfemminista. Il suo lavoro s’incentra sulla decostruzione delle norme dominanti che si materializzano nei luoghi e sulla contaminazione degli spazi attraverso i corpi dissidenti e militanti.